La fase monumentale sull’Acropoli si data al IV sec. a.C. anche se la frequentazione è attestata almeno a partire dall’età protostorica, come comprovato da ceramiche di produzione indigena e di importazione di VI e V sec. a.C. Nella sistemazione di IV sec. a.C. quest’area venne riservata, quale “alto luogo”, al Santuario principale della città “punica” e alle strutture di servizio ad esso collegate. L’edificio principale presenta una pianta rettangolare allungata (m 31 x 10) ed è orientato in senso NE-SO, secondo la tradizione fenicio punica. L’indagine archeologica ha permesso di documentare due fasi di vita: nella prima l’edificio era composto da tre vani contigui, secondo lo schema tripartito di tradizione fenicia, non comunicanti e ai quali si accedeva dal lato meridionale attraverso tre ampie aperture. Il vasto ambiente centrale si presentava come un grande recinto a cielo aperto caratterizzato lungo l’asse maggiore da due basi quadrangolari impostate su piattaforme lastricate. Le caratteristiche degli intacchi ancora evidenti sulle basi fanno presumere che su queste si elevassero pilastri cilindrici o betili di carattere rituale. Il vano occidentale è bipartito; quello orientale, composto da un’unica cella, doveva avere un ruolo cultuale particolare come dimostra, tra l’altro, la monumentalità del prospetto i cui elementi architettonici, crollati, sono stati trovati in situ e a cui appartiene un elemento di cornice a gola egizia.
Nella seconda fase venne costruito, prolungando l’estremità occidentale, un altro ambiente anch’esso bipartito e, lungo la fronte sud-ovest, venne realizzato un portico con ante a L e colonne lignee di cui rimangono le basi quadrate in pietra. All’esterno dell’edificio, all’estremità sud-ovest, fu realizzata un’ampia piattaforma soprelevata, forse destinata ad un altare. A circa otto metri a Sud-Ovest del tempio fu realizzata una grande cisterna rettangolare (m 8 m x m 5) connessa al tempio mediante un complesso sistema di canalette che convogliavano le acque in un percorso obbligato, per evidenti esigenze rituali, le acque piovane provenienti dalla rampa rocciosa a Nord-Est e dal tempio: infatti, da una canaletta realizzata tagliando la suddetta rampa naturale, l’acqua veniva condotta in un’altra che marginava la piattaforma di cui si è detto e raggiungeva la vaschetta rituale collocata di fronte al vano “penetrale” del tempio e da qui si riversava nella cisterna.
Durante la guerra punica la cisterna venne riempita e trasformata in trincea difensiva come documentano le punte di freccia, i giavellotti e i proiettili litici di cui, in questa sala, presentiamo alcuni esempi.
Questa sala, che conclude il percorso espositivo dedicato all'abitato e agli edifici sacri e pubblici, è dedicata ad alcuni degli elementi architettonici rinvenuti in vari settori della città. Vengono, infatti, esposti i due capitelli dorici in pietra locale rinvenuti in un cortile del Blocco III del Terrazzo I (Sala 2); per questo complesso è stata ipotizzata una destinazione cultuale dimostrata non solo dalla presenza di vasi afferenti la sfera rituale ma anche dai due elementi architettonici che attestano come il Blocco III avesse ricevuto una sistemazione diversa rispetto ad altri vani destinati a magazzini o ad un uso privato. La rilevanza urbanistica e architettonica del settore centrale dell'abitato già messa in evidenza nella sala dedicata a quest'area della città (Sala 4) è dimostrata dal rinvenimento di vari capitelli in pietra di cui si espongono due esemplari provenienti da un ambiente del Blocco VII. La vitalità economica del centro e l'esistenza di un artigianato altamente specializzato sono comprovate dal rinvenimento di vari elementi in corso di lavorazione e dai tre capitelli in pietra (due dorici, uno ionico) rinvenuti all'interno di uno dei vani del grandioso complesso artigianale cosiddetto Fattoria (Sala 5).