Il simposio (syn-pino, bevo insieme), evento tra i più rappresentativi della cultura e dell'identità greca, era un rito conviviale che si svolgeva privatamente dopo cena nell'andron dell'oikos o in occasione delle grandi feste dionisiache. Esso era prevalentemente destinato agli uomini adulti (le uniche donne ammesse erano infatti le etere) che si riunivano per bere vino, “dono di Dioniso” (Platone, Leggi 666 B), intrattenendosi su svariati argomenti accompagnati dal suono dell'aulos. Il vino consumato durante i simposi veniva di solito tenuto in freddo in un apposito recipiente, lo psykter, immerso nel ghiaccio. Durante lo svolgimento delle attività simposiali, giovani coppieri mescevano il vino con l'acqua in grandi vasi detti crateri dai quali si versava la bevanda nelle coppe. Tra gli oggetti simpotici maggiormente noti, oltre al cratere, ricordiamo la kylix, lo skyphos, la kotyle e, in epoca più tarda, il kantharos, la tazza dagli alti manici ricorrente nelle raffigurazioni dei rituali dionisiaci. Le bevute dei simposi venivano notoriamente scandite dai partecipanti con atti cerimoniali quali libagioni (spondai) e invocazioni offerte agli dei e al dio della vite. A questo proposito, il simposio prevedeva la nomina o l'estrazione a sorte di un simposiarca che garantiva l'osservanza delle regole conviviali e dunque la riuscita del banchetto. La figura del simposiarca assumeva, di fatto, un ruolo centrale in quanto stabiliva le regole della festa, le proporzioni da rispettare nella miscela del vino e la quantità spettante a ciascuno dei convenuti. Questa pratica può leggersi quale rievocazione rituale del mito di Dioniso che, giunto ad Atene, insegnò agli Ateniesi a mescere il vino con l'acqua. A questo preminente significato mitico-religioso attribuito ai riti simpotici si accompagnava un aspetto assai rilevante legato alla dimensione sociale e simbolica espressa dal vino nella cultura greca: diluito con acqua, oltre all'esplicito valore dionisiaco, il vino definiva il confine culturale tra ebbrezza e sobrietà nonché la differenza tra Greci e “barbari”.
Come attestano innumerevoli contesti archeologici e storico-religiosi, oggetti tradizionalmente usati nei convivi e nei banchetti ricorrono con frequenza nelle sepolture quali corredi funebri. Nel mondo mediterraneo antico e greco nello specifico, la commensalità veniva concepita come un momento fortemente connotato da significati religiosi. L'uso a scopi funerari di materiali e oggetti simpotici risulta intimamente connesso alla sfera del sacro e all'immaginario relativo all'aldilà. I riti simposiaci, ampiamente presenti in svariate testimonianze letterarie e iconografiche, sembrano rinviare al motivo del convito nel regno dei morti e al legame che esso intrattiene con la sfera dionisiaco-funeraria. Dioniso stesso, nell'orizzonte mitico-cerimoniale greco, viene associato frequentemente al regno degli inferi, al ritorno periodico dei defunti (come nel caso delle feste Antesterie) o a credenze di tipo misterico-iniziatico, caratterizzate dall'assunzione sacralizzante di vino inteso quale bevanda d'immortalità. Secondo interpretazioni recenti, la relazione tra il simposio e la sfera funeraria rivelerebbe invece informazioni non esclusivamente ascrivibili all'esperienza religiosa dionisiaca tout court ma riferibili a precise funzioni e dinamiche sociali alle quali i simposi effettivamente assolvevano. In questo senso, l'inclusione del cratere o di altri oggetti quali corredi funebri hanno spinto alcuni studiosi a leggere tale pratica quale riaffermazione dell'identità e dello status del gruppo simpotico o, in maniera più compiuta, al controllo sociale esercitato dalle élites proprio attraverso l'ostentazione e l'organizzazione di occasioni simposiali. In ogni caso, al di là delle varie interpretazioni volte a illuminare i molteplici risvolti ideologici delle pratiche simposiali greche, i simboli e i riti del vino e del simposio hanno alimentato in maniera decisiva una parte fondamentale dell'immaginario, delle culture e delle religioni della Grecia antica e del mediterraneo.