Il sito preistorico di contrada San Giovanni è ubicato pochi km a Sud del centro abitato di Sambuca di Sicilia, identificato negli anni Cinquanta del secolo scorso da A.E. Treganza e da Pietro Griffo. Sul versante sud ovest di una bassa collinetta sono aperti tre ripari sotto roccia e un ampio grottone naturale; nell’ areale circostante è presente un’enorme quantità di industria litica tra cui bulini, grattatoi discoidali, lame a dorso, geometrici e microbulini che riportano ad aspetti dell’Epigravettiano evoluto-finale. I ripari sono caratterizzati da diverse incisioni costituite da linee verticali e vari grafemi, quali il triangolo attraversato da un solco verticale all’interno o aperto senza base, ed elementi fusiformi con vertice appuntito. Sulla banchina-pavimento del Riparo 2 è rappresentato il triangolo allungato con solco centrale verticale, con solco orizzontale centrale, o il triangolo con la base chiusa e altro trattino orizzontale centrale. Sulla parete di fondo è dipinto in rosso vivo un elemento antropomorfo stilizzato, reso con la giustapposizione di elementi geometrici, cerchi e rombi. Lo schematismo espresso in queste figurazioni, variamente documentate soprattutto in grotte, ubbidisce agli schemi elaborati durante il Neolitico in cui si assiste all’invenzione di grafemi sempre più complessi ed ermetici. Il complesso rupestre di San Giovanni di Sambuca si colloca certamente fra i più interessanti finora noti in Sicilia, con resti di incisioni e di pitture su parete. L’elemento lineare, quasi sempre verticale, è uno dei grafemi più ricorrenti nell’ambito delle manifestazioni parietali mediterranee tra il Paleolitico tardo e il Neolitico. Il triangolo attraversato da un solco è adoperato per indicare il sesso femminile e trova espressione matura durante il Neolitico. Il simbolo vulvare, espresso nel triangolo, si ritrova oltre che nei repertori dipinti e incisi, sia su ciottoli che in pareti rocciose, anche nella piccola plastica come è testimoniato dagli esemplari attribuibili alla cultura di Serra D’Alto (Neolitico medio) rinvenuti in una grotta vicino Bari. A breve distanza verso Sud sono stati rilevati resti di capanne e ceramica sparsa neolitica.Tale dato riveste grande importanza soprattutto dal punto di vista dell’organizzazione topografica: il complesso rupestre, sulla sinistra idrografica del vallone, potrebbe essere considerato un luogo di incontro comunitario, nonché sede di un importante atelier per la produzione di industria litica, come l’enorme quantità di nuclei di selce sembra indicare. Sulla collinetta di fronte a Sud sorgeva l’abitato, in un rapporto ancora molto stretto con il fiume che in questo caso separa fisicamente due ambiti della vita sociale, il sacro e il profano, divenendo esso stesso, probabilmente, oggetto di culto.